La coppetta mestruale può causare un prolasso uterino?

Traduzione della newsletter della dott.ssa Jen Gunter “The Vajenda – Can a Menstrual Cup Cause Uterine Prolapse?” del 15 settembre 2022

La coppetta mestruale può causare un prolasso uterino?

La risposta è no, vediamo perché.

Il prolasso degli organi pelvici è una condizione in cui i tessuti e i muscoli del pavimento pelvico non sono più in grado di sostenere gli organi pelvici (utero, vescica, uretra e retto).

Questo può portare alla discesa di questi organi e della vagina stessa; a volte si può avvertire un rigonfiamento all’apertura vaginale e meno comunemente questi tessuti possono effettivamente “pendere” dall’apertura vaginale.

Pensate alla vagina come a un calzino con una pallina da tennis cucita in cima: immaginate ora di inserire la mano nel calzino e, dall’interno, di tirare verso il basso la punta del calzino dove è cucita la pallina da tennis.

La parte che si allunga all’interno della calza è il tessuto vaginale prolassato e la pallina da tennis che si sente, ma non si vede guardando all’interno della calza, rappresenta l’organo che sta scendendo.

Il prolasso degli organi pelvici è legato all’età, alla genetica, alle lesioni durante il parto, alla stitichezza e agli sforzi frequenti, alla menopausa, alle condizioni mediche che colpiscono il tessuto connettivo, all’obesità e alla tosse cronica.

È vero che se si tira la coppetta verso il basso si può verificare un risucchio, ma questo non danneggia i tessuti: tirare una coppetta che ha formato un “effetto sottovuoto” non danneggia i tessuti rendendoli deboli, né tira l’utero verso il basso.

Tra l’atro, per trattare il prolasso degli organi pelvici vengono utilizzati strumenti chiamati pessari – anelli di gomma o silicone inseriti in vagina tra il fornice vaginale e l’osso pubico – che possono causare un’aspirazione contro i tessuti vaginali.

Quando un pessario viene rimosso per essere lavato l’effetto “sottovuoto” deve essere rotto e, come nel caso della coppetta mestruale, a volte c’è uno strattone. Eppure i pessari non peggiorano il prolasso, al contrario, sono molto efficaci nel trattamento di questa condizione.

A quanto pare, alcun* fisioterapist* del pavimento pelvico hanno messo in guardia dalle coppette mestruali e dal prolasso, e la BBC ne ha parlato qualche anno fa: le preoccupazioni sollevate non sono legate ad alcuno studio o rapporto della letteratura medica, ma sembrano basarsi sul fatto che alcuni produttori di coppette consigliano di accovacciarsi un po’ (come se si dovesse andare di corpo) per raggiungere la coppetta più facilmente con le dita quando arriva il momento di estrarla.

Non si tratta di uno sforzo, ma di accovacciarsi per poco tempo.

È possibile che alcune persone si sforzino, come quando non si riesce ad andare di corpo, quando tolgono la coppetta? Certo, ma non è una buona idea: lo sforzo ripetuto può essere dannoso e non serve sforzarsi per estrarre la coppetta (se sforzarsi come quando si va in bagno è l’unico modo di far abbassare la coppetta per estrarla vuol dire che quel modello non è adatto per la persona che lo sta usando).

Se una persona ha un prolasso di stadio 2 o superiore è possibile che debba evitare l’uso della coppetta, perché significa che il prolasso è a un centimetro dall’imene (leggi qui per sapere perché anche le persone sessualmente attive possono avere ancora l’imene e viceversa).

È possibile che una persona abbia un prolasso allo stadio 2 e non ne sia consapevole: se questa persona utilizza una coppetta può avere fastidi perché non riesce a inserirla come si deve; se si reca dal medico e gli viene diagnosticato un prolasso non è stata la coppetta a causarlo, bensì è stato l’utilizzo della coppetta a permetterle di capire che c’era qualcosa che non andava.

In conclusione: una revisione degli studi sulle coppette mestruali non ha menzionato il prolasso come rischio associato e nessun* espert* ha mai parlato di un collegamento tra le due cose.

Bibliografia:

van Eijk et al. Menstrual cup use, leakage, acceptability, safety, and availability: a systematic review and meta-analysis. The Lancet Public Health VOLUME 4, ISSUE 8, E376-E393, AUGUST 01, 2019.

Dott.ssa Jennifer Gunter: laureata alla University of Manitoba School of Medicine nel 1990, nel 1995 completa la formazione in ginecologia presso la University of Western Ontario e riceve una borsa di studio in malattie infettive presso la University of Kansas. Abilitata alla professione di ginecologo sia in Canada che negli Stati Uniti, certificata in medicina del dolore dall’American Board of Pain Medicine e dall’American Board of Physical Medicine and Rehabilitation.

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Di Stella Fumagalli

Classe 1986, scrivo su diversi blog dal 2011. Sono un'appassionata di scienza, femminismo, animali, film horror e tatuaggi. Amo leggere, odio cucinare, sono intollerante con chi non tollera. Stay human.

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